lunedì 15 settembre 2014

"Contro i muri ci vado da sola"


“Io politicamente scorretta? Io sono un agnellino! La vita è politicamente scorretta. Mi limito a rappresentarla”. I più attenti l'hanno vista su Comedy Central. E se l'hai vista e ascoltata, non te la scordi. Si chiama Velia Lalli, attrice comica, ma anche cantanteballerina e ingegnere (!) Stand-up comedian, risponde alle domande di LIBERA USCITA, anche a quelle più stupide. 


Velia, dacci una tua breve biografia.

"Nata a Roma  il 27/10/1973 (ma dobbiamo proprio scriverlo? Se divento famosa vorrei togliermi 6/7 anni e fare un lifting)
Studi: Diploma Liceo classico, Laurea in Ingegneria Elettronica
Famiglia: seconda di due sorelle. Mamma casalinga e perbene, papà impiegato e spiritoso.
Studi artistici:
  • Accademia del comico, Palestra dell’attore (biomeccanica, improvvisazione, training dell’attore),Seminari, Stage…. blablabla
  • Saint Louis Music College: canto jazz (e vari seminari Nuoro Jazz con Paolo Fresu)
  • Coro da camera Marco Taschler (12 anni, che bello!)
  • Danza classica (8 anni, da quando ero minuscola)
  • Flamenco (quanto mi piaceva!)
  • La danza è la mia più grande passione, poi il canto e, solo al terzo posto, la comicità!
    Ma è la cosa che mi riesce meglio, quindi non poteva che andare così!"



Iniziamo poi con una cosa leggera: «Cos’è la comicità oggi?»

"Questa avreste potuto cercarla su Google. Comunque vabbè…
Le ragioni per cui cerchiamo la comicità sono le stesse, nei secoli : condivisione, esorcizzazione delle storture del singolo, di un gruppo, della società. La comicità dovrebbe stare un passo avanti al pensiero comune, lavorare su nuovi vizi comportamentali, nuove  ipocrisie culturali. Non sempre è così, oggi.
Con le dovute eccezioni, spesso la comicità indugia in cliché superati: non mi fanno ridere le battute sulla imbranataggine dei mariti, forse perché non ho un marito. Non mi fanno ridere i cliché sulle donne che non sanno guidare perché non mi riconosco e perché, sinceramente, le donne, oggi, nel pieno della loro recente emancipazione, hanno “difetti” molto più interessanti".
  
Cosa fa ridere Velia Lalli?

"Per quanto una comicità possa essere di livello, uno spettacolo ben scritto, a me fanno ridere a spruzzo le cose che accadono nel quotidiano. Le situazioni in cui le persone si prendono molto sul serio, per esempio, sono cariche di tensione grottesca.
O la faccia fucsia di mio padre quando mia madre, che vive nel mondo di “Happy Days”, gli chiede il significato di espressioni volgarissime (spesso sentite da me).
È veramente difficile, per un comico, riprodurre la freschezza della comicità spontanea".

Il grande pubblico ti conosce per i tuoi monologhi a Comedy Central. Ma quale è stato il tuo percorso? Come hai iniziato questo mestiere?

"Se il grande pubblico mi conoscesse davvero non dovrei fare altri lavori per pagare l’affitto. Ho iniziato con un percorso obbligato: una accademia, qualche seminario, tanti laboratori. Ho provato personaggi, scritto pezzi pieni di battute da raccolta per i diari scolastici, ideato sketches. E poi ho smesso di nascondermi. Trovandomi a mio agio nel far ridere con un punto di vista".


Cosa hanno detto i tuoi genitori quando hai detto cosa volevi fare di lavoro?


Papà: “Gli artisti muoiono di fame!”
Mamma: “Che io possa crepare adesso!”
Spirito critico e teatralità. Posso dirmi figlia d’arte".

Che rapporto hai con i tuoi colleghi (perlopiù maschi)?

"Inizio a capire che dovrei dare un significato al fatto che lavoro con colleghi maschi. Me lo chiedono tutti! Boh, so’ colleghi. Diciamo che non mi fidanzerei con nessuno. Ma per lavorarci sono perfetti! E risulta facile essere la ragazza più carina del gruppo".


Nei tuoi testi ti fai beffe dell’universo maschile. Hai mai avuto difficoltà o imbarazzi di qualche tipo (di fronte ad un pubblico «impreparato» o con i colleghi)?

"Nei miei pezzi tendo a parlare molto più delle donne che degli uomini. Solo che lo faccio parlando in prima persona, in modo apparentemente autobiografico. Mi interessa troppo la fatica che facciamo a gestire tutta questa emancipazione e libertà e coniugarla con gli archetipi femminili. Qualche imbarazzo c’è stato, ma si deve  imparare a prenderlo il pubblico e a portarselo dove si vuole. Giudicarlo non serve. Mi sono trovata a spiegare ad una signora di 70 anni cosa sia lo “squirting”. Mi seguiva con vivo interesse. E non credo fosse sorda!"





I testi li scrivi da sola? È qualcosa che ti viene «di getto» o si tratta di «microparti»?


"Sì, li scrivo da sola. Il coraggio di dire bastardate ti viene dal fatto di ammettere di averle pensate! Mi piace andare contro i muri da sola. Alcuni pezzi sono nati di getto, io li chiamo “benedetti dal Signore”, con tutto il rispetto per i pezzi. Altri sono faticosi, mi svegliano di notte con delle idee, mi tocca registrarmi sul telefono con la voce agonizzante, tra sospiri e biascichi. Riascoltarmi la mattina, però, è da morire dalle risate. Immagino sempre l’incredulità e lo spavento di uno che dovesse rubarmi il telefono…"


I tuoi monologhi su Comedy Central sono forse i più divertenti. Ci sono piaciuti molto quello sui «vecchi» e quello sull’impotenza «femminile». Ti autodefiniresti «politicamente scorretta», stile Sarah Silverman?


"Vi ringrazio per la preferenza accordatami, e sono felice di constatare che anche solo la possibilità remota che io possa ricambiare sessualmente ancora si dimostra utile! Se sono politicamente scorretta? Io sono un agnellino! La vita è politicamente scorretta: mi limito a rappresentarla. (E apprezzo Sarah Silverman)".


Da poco è scomparso Robin Williams e ne ha parlato tutto il mondo. Chi sono i tuoi punti di riferimento professionali?


"Ovvio che per studio e per passione guardo alla comicità americana, anglosassone. Ma punto di riferimento, per me, significa comprendersi professionalmente, riconoscersi, sentirsi parte di un progetto. Questo lavoro di scambio, confronto, scazzo e legame ce l’ho con il gruppo di Satiriasi. Che sta finalmente conquistando spazio in canali che ci erano negati. Canali che cerchiamo di aprire e trasformare perché non accettiamo che siano loro a trasformare noi". 




Libri. Qual è il tuo autore preferito?
 

"Un tempo era Calvino, poi Hemingway, poi Fitzgerald, poi De Beauvoir, poi Yourcenar, poi Yeoshua, poi Greene, poi Foster Wallace, poi Murakami,  poi… Ma adesso ho capito che bisogna esplorare: voglio comprare un libro di Fabio Volo. Leggerlo no. Mi sembra troppo".


Che giornali leggi? E cosa pensi del giornalismo di oggi?

"Ci sono giornalisti storici che ancora seguo e chi mi interessano. Pochi. Per il resto l’informazione si confonde e sconfina spesso nella disinformazione. Giornalisti, blogger, programmi comici di denuncia, la rete… un gran casino. E tanta, troppa fantasia! Mi piace molto “Internazionale”. Come a tutti i radical chic. Ha un oroscopo eccezionale!"


Che ne pensi delle attrici comiche donne? Di solito si pensa a Lella Costa e a Luciana Litizzetto. 

"È una domanda a trabocchetto? Accostare Lella Costa e Luciana Littizzetto: volete vedere se sono attenta? Intellettuale e scatologica… ognuno i suoi gusti, ognuno il suo pubblico. Però preferisco chi le cose le chiama col loro nome. O preferite che una donna vi parli per metafore e nomignoli?"

Dove vorresti essere tra 10 anni? 

"Come tutti i comici, a fare la testimonial di una pubblicità. Speriamo di assorbenti. Ho tanta paura della menopausa".


Da 1 a 10 quanto ti danno noia questo tipo di interviste? 

"È che mi ci vuole un certo impegno per sembrare intelligente.  Ma al contempo scherzosa, preparata ma alla mano, sincera ma diplomatica. Vera ma anche fatti i cazzi tuoi!”.  

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